Una specie di autentica iniziazione verso un mondo e dei valori che da sempre sono stati in me: su una bicicletta per strade e piste del mondo come (e soprattutto) nel mio essere di tutti i giorni, come uomo, come padre.
C'era anche una sottile ma fortissima linea di emozione che per le strane alchimie del vivere pareva unire quel momento a tutto il resto: dallo stesso Molise fino all'Himalaya...
E così, mentre scorrevano musiche e immagini del "mio" Nepal (compresa la grande "Cura" di Franco Battiato), il caro Pietro Mignogna mi ha porto il piattino con tinta rossa nella quale ho bagnato il dito per porre una mia impronta anche "fisica", seguita dalla mia firma, su un muretto: che in pratica è l'appoggio del punto ristoro/bar, ma che nel magico gioco dei simboli viene ad assumere ben altro significato, quello di autentica "trincea di resistenza culturale e civile". Un simbolo che difficilmente avrebbe potuto avere una migliore "custode" della nuova amica (e direttrice del centro) Teresa Mariano.
Non c'era molta gente nel Pachamama, ma la chiacchierata che dopo la parte "rituale" abbiamo fatto sul piccolo palco, non ha quasi avuto tempo e luogo. E da Montagano, Teresa ed io, ma anche Alessia, Pietro e Marco Paradiso ed i presenti, penso che abbiamo compiuto come un piccolo-grande "viaggio" che da tutto quello che ci faceva essere lì, ha saputo portarci anche oltre a quel "tanto", diventando di "più", fino a Francesco e Madre Teresa di Calcutta...
La mia sensazione è che avremmo potuto continuare quel "viaggio" fino all'alba. Ma forse l'abbiamo anche fatto... Anzi: quando certi percorsi si incontrano la sensazione che poi ti rimane e che i momenti comuni che condividiamo non siano neppure diversi o separati, ma comunque parte di un medesimo percorso visto (forse) solo da altre angolazioni.
Allora: alla prossima e... NAMASTE'!
Marco