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mercoledì 21 dicembre 2016

Auguri... dalla Terza Punta del "mio" Monte Morello!

La scorsa domenica mi sono concesso una "pedalata a piedi" leggermente più impegnativa. Da tanto non puntavo la cima più alta della mia piccola montagna di casa: Monte Morello

Senza ombra di dubbio un immenso dono che mi sono fatto per questo Natale! E' stato un anno molto particolare per me il 2016. Mai così poco avevo "passeggiato in bicicletta", da che ho memoria. Anche se qualche pedalata me la sono comunque concessa! Una gentilissima apparizione, tra le tante di questi mesi, mi suggerì verso la fine dello scorso mese di giugno di camminare, invece di pedalare. E così ho fatto. Dai marciapiedi strade e piazze a "corto raggio", fino alle sabbie del mare e qualche sentiero. Giorni e chilometri ne sono passati veramente tanti, sotto le mie scarpe. Tantissimi in pianura, alcuni anche in salita, grazie ad alcune delle tante varianti che proprio la mia montagna offre a noi, suoi privilegiati "vicini". E domenica eccomi: in Terza Punta!

Della mia storia con Monte Morello conto proprio di iniziare a parlarvene quanto prima. Avrò avuto sei anni quando mio padre e mio nonno Luigi tentavano di trainarmi con la cintura dei loro pantaloni, ed io piangevo... Ed anche se poi arrivavo sulla cima, penso proprio di aver cominciato ad andare in bicicletta per l'enorme fatica che il camminare provocava a tutto me stesso! Io allora avrei preferito di gran lunga essere al mare. Magari con mia madre che nel mare aveva pure lei l'elemento preferito e amato.

Oggi riprendo dalla "diretta" di ieri per rimetterla un po' insieme. magari insieme a qualche pensiero e considerazione. Forse anche un augurio finale...


L'ABBRACCIO...
che tutte le volte che "lo" guardo mi sembra di ricevere...
Strada tra "La Bottega" (e Botteghina!!!) verso il Borgo















FONTE DI RISTORO
intorno a quota "500", la Fonte del Ciliegio
proprio all'inizio del "Rompistinchi"...















ERTA SALITA DEL QUOTIDIANO
...con un respirone "sorrisato":
una fatica del corpo che può allenare anche a quella della vita...
















LA VETTA DI POGGIO ALL'AIA (LA TERZA PUNTA!)
a "quota" 934, la croce e le bandierine buddiste: simboli di Misericordia e Pace
che ho unito a rappresentare come potrebbe anche essere vissuta la nostra Vita...


Mentre pare che proprio sia in arrivo l'inverno, ripensare ai COLORI (e ai momenti) di domenica a Monte Morello è ancora più straordinario! Raramente mi era capitato di sentirmi così bene e godermi il "tutto"... Molto meglio a sessant'anni che a SEI: quando mio padre (e mio nonno) mi trainavano con la cintura dei loro pantaloni per farmi arrivare su quella stessa punta! Io allora amavo troppo andare al MARE con mia madre (!) e la MONTAGNA era ancora assai lontana da me. Di anni e di chilometri ne dovevano passare veramente tanti per arrivare fino all'HIMALAYA...

E se questo "dono"ancora non l'avete avuto, colgo l'occasione per 
AUGURARE di CUORE ad ognuno di VOI di trovare il "suo" Monte Morello...

BUON NATALE!



sabato 3 dicembre 2016

Damiano Sforzi, Fiorella Bendoni e i Saharawi "oggi"




Un po' di "calcio", una cena e il Popolo Saharawi (2)

Tra pochi giorni sarà il "compleanno" del Viola Club Saharawi. Un particolarissimo gruppo che, come il fratello maggiore Viola Club Kathmandu in Nepal, è nato con un piccolo-enorme obiettivo: contribuire anche attraverso la passione sportiva alla costruzione di una Cultura di Pace. E non certo a caso "motto" dei due viola club è proprio SPORT in PEACE!
Legato in qualche modo al calcio, a questo grande Valore ed allo spirito di Vicinanza e Solidarietà, c'è stata un'altra particolarissima tappa, presso il Ristorante Vecciolino di Monte Morello.
Una straordinaria cena in compagnia di alcuni ex calciatori della Fiorentina (e non solo) e soprattutto di un foltissimo gruppo di partecipanti di Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio, di Firenze e Greve in Chianti. E chissà, magari di altre località ancora... Oltre al mio caro amico Sergio Campostrini (eccezionalmente in compagnia della sua Rosa!).
Sergio (come i più attenti ricorderanno) è l'operatore ufficiale di CICLISTIperCASO e con lui negli ultimi anni ho realizzato e vissuto veramente tante "avventure". Direi proprio che la sua presenza è stata quasi sempre fonte di ispirazione e fiducia. Che già di per sé non è cosa da poco... E su cui tornerò certo un prossimamente! Ma quello che abbiamo fatto a Vecciolino è stata un'assoluta novità! Mi ha praticamente affidato una camera con relativo "palo di sostegno" per essere di fatto una specie di operatore n°2, per primi piani, panorami e controcampi! Un'esperienza anche questa...
(LINK - articolo/video)

Anche se molto più a mio agio mi sono sentito nell'intervistare due invitati: il vice-sindaco e assessore allo sport di Sesto, Damiano Sforzi e Fiorella Bendoni, insostituibile grande amica del Popolo Saharawi. In pochi minuti abbiamo così riassunto i tanti anni di rapporti: dal Sindaco Elio Marini, protagonista del primo storico gemellaggio nel 1984, ai progetti di "sport" tipo "Pinocchio del deserto" e "Olympic Softball" (che conosco abbastanza da vicino...) fino ai documentari e la forza della donna Saharawi della "regista" Bendoni.
Presente anche il giornalista Fabrizio Borghini che per Toscana TV ha curato gli altri ospiti e sicuramente fornito un ulteriore ottimo servizio alla serata ed alla "causa". Che poi era l'obiettivo principale.
La mezzanotte è arrivata quasi senza accorgersene e, da un punto di vista generale e per andare proprio quasi a voler farsi del male, l'unica riflessione con un pizzico d'amaro è da farsi proprio sulla stessa cena... Nel senso: ma dagli antipasti vari, con crostini normali e di polenta, pinzimonio misto con l'olio nuovo di Reggello, una soave ribollita servita sempre come antipasto e poi pennette ai funghi, pappardelle al cinghiale, peposo, tagliata e rucola con patate e carciofi fritti e poi mandarini con cantuccini di prato e vin santo, fino (ovviamente) a caffè e grappa (e magari mi scordo anche di qualcosa!), quanto ci avrebbero mangiato nei campi profughi di Tindouf?!?

In ogni caso, credo proprio che nella bella atmosfera che si è respirato tra una portata e l'altra, tra un'intervista e qualche foto, si sia riusciti comunque a dare un'ulteriore piccola testimonianza e memoria della vicenda Saharawi, che in fondo era l'obiettivo della serata. Ed a perdere qualcosa è stato soprattutto chi non c'era...

Alla prossima!


lunedì 14 novembre 2016

Cammina, cammina... tra angeli e gladiatori, lo splendore di Roma

Giulio Cesare
Non ho ancora fatto un conteggio esatto di quanto tempo avrei impiegato mettendo linearmente tutti i chilometri che negli ultimi tempi sto percorrendo a piedi. Piano, piano: sentendomi soprattutto nel mio profondo, "pellegrino". Ma di sicuro sarei arrivato a Roma in una settimana. Poco più, poco meno...


Colosseo
Ma a Roma sono arrivato ugualmente, lo scorso venerdì. Ed anche se l'ho raggiunta a bordo del comodissimo "Italo", poi per Roma è stato quasi inevitabile compiere un vero pellegrinaggio tra angeli, gladiatori e un generale splendore che quasi stordisce. Tralasciando per adesso il capitolo San Pietro/Porta Santa...

Ecco l'itinerario e qualche immagine di una giornata veramente straordinaria. Arrivo a Termini, metro fino a "Lepanto" e a piedi fino a Castel Sant'Angelo.

Milite Ignoto e Bandiera Italia (particolare)
Percorso del Pellegrinaggio con abbraccio a Piazza san Pietro, attraversamento della Porta Santa nell'Anno della Misericordia. Su e giù per la Basilica per circa 2 ore. E poi Piazza Navona, Fontana di Trevi, Piazza Barberini, Via Nazionale, Milite Ignoto, Colosseo, Via Cavour, Termini.


Castel Sant'Angelo
Con tappe, incontri e rifornimenti straordinari (!) culminati con il "mitico" Bar Trombetta, proprio di lato alla stazione ferroviaria...

Grazie veramente di CUORE a tutti quelli che ho incontrato più o meno "per caso" e a tutti gli altri che erano comunque con me!








San Pietro





mercoledì 26 ottobre 2016

Anche da Soria (e la Spagna) "Podisti per Caso" per la ricerca contro il cancro!

Dal cuore della Spagna, ad un'altitudine di m. 1.076, ci arriva questo articolo del giornale "Heraldo". Siamo a Soria nella Comunità autonoma di Castiglia e Leon. Una cittadina che a stento supera i 38.000 abitanti e che pensiamo proprio vada a collocarsi ai primi posti di un'ideale classifica per manifestazioni simili a quelle riportate dall'articolo. Alla marcia-corsa per "la lotta contro il cancro" di domenica scorsa hanno infatti partecipato oltre 7.500 iscritti. C'è chi dice anche 8.000 dato che l'organizzazione pare essere andata (con loro grande soddisfazione!) un po' in tilt, per l'imprevisto afflusso. Anche considerando le condizioni climatiche non ideali...
Una percentuale abitanti/partecipanti che se non è clamorosa, veramente poco ci manca!!!

Ad inviarci l'informazione è la nostra

"Ciclista per Caso" preferita, Claudia, a Soria con l'Erasmus universitario, e diventata "Podista per Caso" per un giorno! Ma anche di più... specialmente nella stagione autunno-invernale! Brava anche perché è riuscita a coinvolgere alcuni colleghi di facoltà con cui poi è stata anche "ufficialmente" ritratta dallo stesso "Heraldo", naturalmente in maglia Blue Girls...
L'equivalente spagnolo della nostra "Corri la Vita", ma forse con un particolare positivo in più: la AECC (Associazione Spagnola Contro il Cancro) organizza la manifestazione in tante città di tutta la Spagna, da Barcellona a Madrid, dando un'idea di compattezza e di maggior forza. E tutte in maglia rigorosamente verde!

In questo periodo che stiamo tornando ad apprezzare il "cammino", ci piace concludere queste note con la speranza di vedere comunque sempre più gente a piedi (o in bicicletta... per benino...) nelle nostre città. Di sicuro, oltre a motivazioni come questa o oltre, si vivrebbe tutti meglio nella normale quotidianità della nostra vita.

 



sabato 8 ottobre 2016

9 ottobre 2016, una nuova "Pedalata per la pace"







































Le pedalate organizzate a Sesto Fiorentino sono sempre state assai speciali per me. Come lo sarà quella di domenica 9 ottobre (domani)! Il nostro "Caso" ha voluto che ad UNIRE la prossima a quella del 21 giugno 2015 fosse la sempre serena e sorridente Nicoletta Fracassi, che nella foto teneva ancora in mano una targa per me... Un'assoluta sorpresa che poi mi consegnò Valentina Bicchi, l'allora Assessore allo Sport (e anche, come dire, grande collaudatrice!). Questa la "motivazione": PER L'IMPEGNO PROFUSO NELLA DIFFUSIONE DELLA CULTURA DELLA NONVIOLENZA NELLO SPORT E NELLA VITA.


Ed introdotto ancora da altre parole della stessa Valentina: "Quale migliore occasione per dare un riconoscimento al gigante buono Marco Banchelli, messaggero di pace nello sport ed oltre. Simbolo della bicicletta e di esperienze e giri per il mondo, ma sempre portando messaggi di pace, speranza ed aiuti. A dimostrazione di questo (se ce ne fosse stato bisogno, vista la sua importante storia) l'impegno che sta mettendo nella raccolta fondi per i terremotati del Nepal, che sta avendo davvero un grandissimo risultato. Grazie Marco per quello che fai, per farlo in punta di piedi e con tanto impegno ed umiltà. Per me sei il Simbolo di queste giornate."
Una grande emozione a cui c'è poco da aggiungere...



"...in concomitanza con la Marcia della Pace (Perugia-Assisi) saranno le due ruote della 'Pedalata per la pace' ad animare le vie di Sesto, in una passeggiata aperta a tutti per ribadire l'impegno della nostra città per la pace e contro ogni forma di violenza."
Un "ritorno" da me oltremodo gradito, dopo un paio d'anni di sospensione, e specialmente di questi tempi dove la PACE di tutti i giorni pare ancora da costruire...



Sempre e comunque anche con la "presenza" del nostro Grande Amico ALFREDO MARTINI!

...che, insieme a me, di tutte le precedenti Pedalate per la PACE di Sesto Fiorentino, ne era stato sostenitore e promotore. Ed è di sicuro tra i miei privilegi più grandi il poterlo avvertire al mio fianco. Forse ancora più intensamente. E lo sarà per sempre...
Per domani (ore 9,45 - Piazza IV novembre, con il nuovo Sindaco Lorenzo Falchi), in questa specie di "appello" di oggi, vorrei lasciar fuori solamente la pioggia (!!!) ma poi INVITARVI veramente TUTTI! E quelli che posso anche attraverso questo "strumento" dove state leggendo: è stato bello parlare e ricordare in questi giorni ed è troppo BELLO ed ESSENZIALE diventare tutti in qualche modo "Ambasciatori della Pace e del Dialogo". Magari e certo anche attraverso una semplice "passeggiata in bicicletta"...
Anche se di sicuro qualche "sestese" tra i miei amici lo scorderò... lo aspetto lo stesso: per un saluto od un abbraccio, magari anche "solo" di colori e bandiere, di scambio e impegno di PACE...








venerdì 30 settembre 2016

Voglia di bici, voglia di Pace

Senza un motivo ben preciso, o forse e meglio, con tanti (!), eccomi oggi letteralmente a desiderare di pedalare: in bicicletta. E magari essere anche in tanti come verso la fine degli anni novanta e anche oltre, a Sesto Fiorentino. Dove assai spesso "coinvolto" con me, c'era anche il grande Alfredo Martini. Come dire, in due si  rappresentava la BICICLETTA quasi al meglio, con completezza. Lui da corridore prima e inarrivabile commissario tecnico e dirigente poi, io con la mia esperienza di ciclo-viaggiatore per strade e sentieri del mondo. Entrambi uniti dall'affetto per la nostra città e dall'uso quotidiano della bicicletta.
Quest'articolo è dell'ottobre 2012 e tante ne sono accadute da allora ad iniziare dallo stesso Alfredo, che non c'è più (almeno fisicamente...).
E speriamo anche che tante ne accadano in futuro. E che ci vedano comunque partecipi personalmente e in tanti altri. Magari anche una nuova "pedalata" che possa in qualche modo contribuire alla Pace. Chissà...
La PACE non è solo una realtà che interessa i vari conflitti ancora tragicamente in atto sul nostro pianeta come neppure la minaccia di un terrorismo che pare tenere tanti nell'angoscia. NO, no: la Pace, come la intendo io, è da costruire ogni giorno, nelle nostre strade come nelle scuole, nei posti di lavoro e nella politica. Ed ognuno di noi dovrebbe almeno provare ad esserne artefice e protagonista.

"NOI... CHE PEDALIAMO PER LA PACE"!



mercoledì 13 luglio 2016

Namastè, mio "Grande Amico" SILVANO!


Molto importanti sono stati i miei "incontri" con il Cardinale SILVANO PIOVANELLI, ad essi spero presto di riuscire a sviluppare e dedicare uno spazio a parte. Oggi però, dopo l'ultimo saluto terreno di ieri, con la recente memoria di queste ultime settimane (GRAZIE carissimo Don Luigi!), riprendo questo suo commento alle letture dello scorso ottobre (proprio alla vigilia della mia partenza per il NEPAL) che per me diventa una specie di suo autentico testamento spirituale che sarà ben vivo e presente in me per tutto il resto della mia vita...
NAMASTE', mio "Grande Amico"... e GRAZIE per TUTTO!
Marco Banchelli


Come Bartimeo, grida anche tu!
(domenica 25 ottobre 2015)

Marco (10, 46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e molto folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”.
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Àlzati, ti chiama!”. Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”, E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
PAROLA DEL SIGNORE



L’episodio del mendicante cieco all’uscita da Gerico, così vivacemente descritto da Marco, è come percorso da un bisogno e un desiderio unico: poter vedere. Ma cos’è più importante vedere o udire? Istintivamente sentiamo più compassione davanti ai ciechi che ai sordi. Tanto gli occhi ci sembrano essenziali per la vita.
D’altra parte, la parola”vedere” è spesso usata nel doppio senso, fisico e morale, in conseguenza della “luce” che può essere esteriore e interiore. Dunque, il racconto ci riguarda. Il racconto può essere una metafora della vita. Di tanti di noi.
C’era molta folla. Bartimeo sente pronunciare il nome di Gesù o anche domanda alla gente chi c’è con tutte quelle persone, e, udito che c’era Gesù Nazareno, comincia a gridare: “Figlio di David, Gesù, abbia pietà di me!”. Con quel titolo, figlio di David (in tutti i tre sinottici: Mt 20,30; Lc 18,38), il cieco certamente intende un profeta o un taumaturgo, con in più questo: che Gesù, per via del padre putativo Giuseppe, era realmente della tribù di Giuda e della stirpe di David re (Mt 1,1-16).
Evidentemente, chi ha scritto il Vangelo e chi lo ascolta, arricchisce il titolo del valore messianico.
La gente chiacchiera di Gesù, Bartimeo lo chiama. Molti sgridano questo mendicante per farlo tacere e lui grida ancora più forte. Esce allo scoperto e col suo grido richiama l’attenzione di Gesù.

Qualche volta c’è bisogno di tirarsi fuori dalla folla e superare parole o atteggiamenti che scoraggiano la fede. Qualche volta c’è bisogno di gridare la nostra fiducia nonostante tutto, perché Gesù si fermi dinanzi al nostro bisogno. Il grido è un’invocazione di tutto il nostro essere verso Colui che può farci vedere e camminare.

E Gesù si ferma e dice: “Chiamatelo!”. Noi, uomini di Chiesa, dovremmo essere portatori e interpreti del comando di Gesù [ Chiamatelo! Chiamateli tutti! ]. Invece, siamo pronti e preparati, sì, ad accogliere chi viene, ma di fronte a molti, più che di trasmettere l’invito, sembriamo preoccupati di creare barriere protettive, controllare i documenti, fissare le modalità dell’incontro, stabilire i momenti e le precedenze. Il grido travolge le domande “rituali”, per le quali siamo sufficientemente preparati , e fa saltare le risposte prefabbricate. Aiutaci, Signore, a comprendere il grido, anche il grido silenzioso, che sale dal cuore di tante creature provate dalla vita.

“Coraggio! Àlzati, ti chiama!”. Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Quel mantello che copre e nasconde e che Bartimeo getta via, non può essere il simbolo di quanto avvolge la nostra vita, coprendo tante realtà che impediscono la fedeltà al Vangelo? Retaggi familiari, abitudini inveterate, ignoranza, disattenzione, superficialità, paure, eccetera. Dunque, come Bartimeo, gettare via il mantello delle protezioni umane, delle sottomissioni all’ambiente e delle ricerche egoistiche, per stare in piedi e liberi come discepoli di Gesù e figli del Padre che è nei cieli. Nella liturgia, oggi, risuona per ognuno di noi la parola della Chiesa: Coraggio! Àlzati, ti chiama!

La domanda di Gesù, quasi scontata per il cieco Bartimeo, è importantissima per noi: “Cosa vuoi che io ti faccia? “. Può darsi spesso che noi assomigliamo a Giacomo e Giovanni - ricordi Domenica scorsa? - che chiedono a Gesù un posto di gloria: “sedere uno alla destra e uno alla sinistra” del Messia vittorioso e trionfatore. Corriamo tutti il rischio di guardare la nostra vita e la storia con il paraocchi e quindi accorgerci solo delle cose immediate, di quelle che ci riguardano personalmente, e forse solo dei bisogni e necessità materiali.
La risposta del cieco è immediata: “Rabbuni, che io riabbia la vista! “. E Bartimeo non solo riacquista la vista fisica, ma anche la vista interiore e spirituale e “ritrovare la fede è più che ritrovare la vista” – come è scritto nel monumento che raffigura un cieco a Lourdes, vicino alla basilica. Bartimeo diventò discepolo, se Gesù gli disse: “ Va’, la tua fede ti ha salvato” e lui, subito, riacquistata la vista, prese a seguirlo per la strada.

Anche noi abbiamo bisogno di questo incontro con Gesù, perché il processo di liberazione non è mai finito: i mantelli non finiremo mai di buttarli via!  Senza la fede non balzi in piedi e non vai da Gesù.

Con la fede ti liberi, lasciando che il passato sia passato, consegnando a Cristo i tuoi limiti e le tue debolezze, e ti metti a seguirlo per la strada: non chissà mai quale strada, ma la strada concreta e attuale della tua vita, guidando i tuoi passi sulle orme che Gesù ha lasciato per tutti.

Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
O Dio, luce ai ciechi e gioia ai tribolati,
che nel tuo Figlio unigenito ci hai dato il sacerdote giusto a compassionevole
verso coloro che gemono nell’afflizione e nel pianto,
ascolta il grido della nostra preghiera:
fa’ che tutti gli uomini riconoscano in Lui la tenerezza del tuo amore di Padre
e si mettano in cammino verso di Te.




- Da queste parole riflessioni il mio intervento all'incontro tra religioni del 10 novembre 2015 a Kathmandu...