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mercoledì 3 luglio 2013

Il "grande contributo" al SOFTBALL della Laurea in Scienze e Tecnica dello Sport di Elisa Galli

Forse è un buon momento per tornare su un argomento: la Laurea in Scienze e Tecnica dello Sport di Elisa Galli. Una grande "tappa" personale per Elisa e forse anche una "piccola" (ma significativa) per il SOFTBALL: protagonista per un giorno nell'Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Careggi a Firenze.


Allora, Elisa, gran bella (e stra-meritata!) soddisfazione: laureata con il massimo dei voti e lode, ma al di là del tuo percorso accademico, come sei arrivata a realizzare una tesi tanto particolare quanto interessante sul "nostro" softball?
Semplice... mi sembra di aver sempre cercato argomenti che, nel loro studio e sperimentazione, mi aiutassero soprattutto a risolvere qualche problema di allenamento.
I problemi che ti sono più  a cuore sono quelli che ti prendono in prima persona, sia perché tendi come atleta (e ancora così mi sento) a capire l'errore e migliorarti, sia perché cerchi, come educatore/preparatore/allenatore, di dare il meglio ai tuoi ragazzi, in modo che abbiano gli strumenti per raggiungere il proprio potenziale e ricavarne soddisfazioni.
I miei studi si sono quindi diretti verso il softball, che è la mia più grande passione, o verso elementi che avrei potuto sfruttare anche nel softball.

Si, certo, ma anch'io ero presente nell'aula, e penso ci sia molto di più...
Verissimo! L'intento del mio lavoro era, ed è, soprattutto quello di portare maggiore scientificità e metodologia in un ambiente in cui, per forza di cose, gran parte di allenatori e addetti ai lavori vari, sono volontari che per qualche loro motivo personale si dedicano a questo sport. Niente da dire sulla passione che muove queste persone, ma un così forte interesse dovrebbe spingere anche ad una maggiore ricerca di conoscenze e competenze tali da svolgere in modo migliore il proprio ruolo. 
Comunque anche per fare più chiarezza tra una gestione da considerarsi tipo "amatoriale" che magari vuole "solo" divertirsi la domenica e si annoia ad allenarsi, ma quasi del tutto ostile alla costruzione ed evoluzione dell'Atleta. Ed un'altra, più di tipo "sportiva", dove chi la pratica non si diverte se non è in grado di dare il suo massimo negli eventi agonistici e se soprattutto se non "suda" agli allenamenti...

... direi proprio che siamo molto vicini come pensiero, cara Elisa! Ma adesso passerei direttamente allo straordinario aspetto "concreto" dell'argomento del tuo studio...
Bene. Che poi sarebbe proprio ciò che vorrei: sostenere e sviluppare con risultati pratici in futuro ciò che comunque (anche grazie alla "tua" Claudia...) ho studiato e sperimentato con questa mia tesi!
Dunque, direi proprio che sono stata ispirata nella scelta dell'argomento, dall'osservazione della fluidità di movimento di alcuni giocatori che riescono a eseguire il gesto tecnico in modo funzionale al risultato anche da posizioni estreme, fuori equilibrio con straordinaria naturalezza. 
Alcuni esempi possono essere: un tiro dopo una palla presa in tuffo o in posizione scomoda, un doppio gioco con il seconda base che esegue il tiro in volo, una presa al volo in tuffo, in scivolata, sulla rete, la capacità di scivolare da qualsiasi angolazione e posizione, ma anche il trovare stabilità sulla pedana quando il terreno non è ottimale.
Da qui, sono andata a ricercare alcuni fattori che potevano essere fondamentali per poter sviluppare questa abilità, tipo la provenienza. E non intendo solo per doti genetiche ma per il tipo di allenamento che seguono in alcuni paesi. Sembrerà strano ma le azioni così naturali che vediamo eseguire soprattutto da giocatori dell' America latina in realtà sono quelle più costruite. E poi la tecnica, e tecnica, tecnica, e tanto gioco! Chi conosce il gioco talmente a fondo,  può permettersi di trovare soluzioni originali per arrivare allo stesso scopo.
È quello che viene definito in termini più scientifici, "avere una mappa motoria elastica" e cioè riuscire ad adattare il gesto alla situazione imprevedibile di gioco ed essere ugualmente efficaci. 
La base per ottenere questo secondo fattore è il ricevere più stimoli possibile, provare tutte le situazioni di gioco e le soluzioni di movimento.
Il suo contrario, una mappa motoria rigida, consente di eseguire il gesto solo in condizioni ambientali costanti e sempre uguali, come per esempio nella ginnastica artistica, dove l'unico fattore di disturbo è ridotto a fattori interni del soggetto. Questo non è possibile un uno sport di squadra all'aria aperta.
Oltre alla tecnica e al suo apprendimento motorio, l'altro fattore fondamentale è la preparazione fisica. Non è sufficiente nel giocatore di alto livello avere una buona preparazione fisica, se questa non è specifica per la prestazione (però si deve già possedere un buon livello atletico, sviluppato in età evolutiva).
Nella tesi ho voluto prendere in considerazione proprio un aspetto della preparazione fisica ed allenarlo in modo specifico per migliorare la performance.

Ho scelto il "Core" (come vengono definiti tutti quei muscoli compresi tra spalle e pelvi che agiscono per il trasferimento di forze tra il tratto assile e quelli appendicolari) perché è l'elemento di congiunzione tra parte superiore e inferiore del corpo che, molto spesso ed erroneamente vengono allenate in maniera separata. 
Inoltre, per l'aumentata sedentarietà nello stile di vita e la scarsa attenzione in allenamento, diventa una zona sempre più debole tale non svolgere il suo ruolo primario di stabilizzazione spinale, diventando responsabile dell'aumento di traumi alla colonna vertebrale.

Essendo elemento di congiunzione, una sua attivazione dà armonia e fluidità al gesto, consente il trasferimento dell'energia prodotta dall'arto inferiore a quello superiore, permettendo di esprimere potenza nel tiro/lancio/battuta. 
Consente inoltre il giusto allineamento dei segmenti corporei in modo che non ci sia dispersione di energia con movimenti accessori, che il gesto sia economico e non ci sia affaticamento tale da compromettere il risultato.
E consente ancora il miglior equilibrio nelle varie condizioni di gara e la costanza nell'esecuzione: grazie anche al fatto che con una buona tonicità muscolare è possibile esprimere potenza in modo quasi automatico, senza che l'impulso debba essere inviato in modo volontario. 
Così l' attenzione può essere maggiormente rivolta alla precisione e all'efficacia del gesto.

Io ho voluto approfondire questo aspetto del Core training, appunto, che può dare notevoli vantaggi all'allenamento, anche se la prestazione sportiva è il risultato dell'integrazione di più fattori che non possiamo trattare indipendentemente. 
Da qualche parte però, bisogna iniziare!

Grande Elisa!
Certo che sarebbe una gran bella cosa se qualcuno volesse approfondire le pagine di questa tua tesi, le immagini che le corredano, le esperienze. Mi sembra così "scarna" la documentazione che riguarda il SOFTBALL in Italia!
E chissà, forse l'inizio di Elisa potrebbe anche essere un contributo per iniziare o proseguire in un modo diverso, anche per altri...


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