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sabato 17 agosto 2013

Rosignano: il "primo Nepal" di Marco Banchelli


Anche ieri sera, verso il tramonto, ho preso la mia “Ballero Bike” (un autentico semi-cancello stracolmo di GRANDI valori) per uno dei miei percorsi del mare, quando mi trovo a soggiornare in queste terre.
Ed anche ieri sera grandi ed intense sono state le emozioni e le sensazioni che questi luoghi riescono ad evocare in me.
Fin da quando ero un bambino “che aveva bisogno di respirare un po’ d’aria di scoglio”… Come il nostro medico di famiglia Otello Scartabelli, suggerì ai miei. Era il 1959: da allora non c’è stato un solo anno in cui per qualche ora o mese, non sia tornato.
Nella mia memoria profonda probabilmente sono rimaste alcune visioni da certi punti d’accesso, tipo salendo dalla 206 subito dopo Acquabona, il viale dei pini verso lo stadio di calcio di Solvay, vari incroci dell’Aurelia da dove ho sempre “cercato”  altre visioni di mare…
Da quando mi è nata la passione per la bicicletta e per i “viaggi”, oltre alle innumerevoli varianti che mi hanno portato a raggiungere Rosignano da Sesto un po’ da tutte le angolazioni (via Mugello, Siena/Grosseto, Pistoia/Bagni di Lucca, e perfino “via – acque” ) è come nata anche una certa ed ovvia preferenza in me per  i giri locali, più o meno quotidiani, e sicuramente allenanti, più dei muscoli e delle gambe, della mente e del cuore.
E questo è appunto quello che ho fatto ieri, sul tramonto, intorno al “mitico” Poggio Pelato, verso Nibbiaia, da Rosignano Marittimo e Castelnuovo Misericordia… Però: che nomi!
Ieri, tra le varie possibilità intorno a questa zona prediletta, ho scelto la salita da Castiglioncello. Puntando Le Spianate ed un luogo cult degli anni 70’. Proseguendo poi in fuori strada in salita ma pedalabile in maniera più che buona,  fino in cima alla cresta che poi torna sull’asfalto al “passettino” tra Nibbiaia e Castelnuovo. Da dove ho preso a destra fino al bivio per Solvay da dove sono sceso verso casa…
Bene: ieri come poche altre volte ho avvertito anche una sensazione che mi ha portato e proiettato assai più lontano di dove fossi. Anche oltre le pur profonde sensazioni che mi arrivavano.
Proprio dal punto dove ho scattato l’immagine ricordo alla Ballero Bike (che inserisco subito!), e poi fino alla discesa ed a casa, mi è infatti sembrato di essere nel  mio amato Nepal, in un’altra di quelle zone che hanno trovato posto nel mio (per fortuna grande) cuore: la collina di Sarangkot. Proprio sopra Pokhara ed il suo lago Pewa. Circa km. 200 ad ovest di Kathmandu. Certo che il “lago” laggiù era leggermente (!) poco più grande… e a sinistra della cresta “mancavano” gli Annapurna ed il “mio” Machhapuchhre…  Ma chissà: forse in qualche modo, c’era lo stesso. Comunque…
Grandiosa esperienza! Grande “fortuna”, immensa: poter provare simili sensazioni.
Ve le auguro, ciclisti e non, amici e non, che siate da queste parti o in Nepal o magari e certo in altri “vostri” luoghi. A voi che per un motivo o per un altro in questo agosto 2013, siete arrivati fino a questo punto a leggere queste mie note…
NAMASTE’!

Marco

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(cliccare sulle righe qui sopra)


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