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domenica 1 novembre 2015

Il Nepal non è in ginocchio! (anche se le notizie non sono certo tutte buone...)

Kathmandu, 31 ottobre - Forza... che forse dopo questi primi giorni di Nepal posso anche tentare di iniziare a scrivere qualcosa!
In realtà l'avrei anche potuto fare prima, spunti, storie, incontri e tentativi di descrivere la realtà non sono certo mancate. Soprattutto dopo le nuove vicende che il terremoto dello scorso 25 aprile ha generato, facendo scoprire il Nepal ed il suo dramma a tutto il mondo...
Ma ho preferito aspettare e verificare, chiedere in giro, documentarmi attraverso le mie varie fonti e la mia esperienza diretta tanto di adesso e come di quella di viaggi, grandi avventure e di Solidarietà che da trent'anni di scambi con il Nepal hanno caratterizzato la mia vita.
Per cui, rispettando nella maniera più assoluta le vittime ed i danni fisici e materiali che le genti hanno indubbiamente patito, posso senza ombra di dubbio affermare che il Nepal non è in ginocchio, ma che da un punto di vista urbanistico è addirittura notevolmente migliorato anche rispetto al prima del terremoto!
Qui, a Kathmandu, i danni più gravi sono stati subiti dalla parte storica del centro, con pagode e templi crollati e devastati. Sembra che l'UNESCO abbia garantito un restauro entro i prossimi due anni, anche se, trovarsi in mezzo a quel "vuoto", ha comunque un effetto assai doloroso. Ma per il resto di viuzze e corti, di negozi ed attività varie, non ho poi avvertito alcuna differenza dai miei precedenti viaggi. Kathmandu ha da sempre avuto una caratteristica di caos e semi abbandono mischiata ad un qualcosa dal sapore di "caos ordinato". Che mantiene tutt'ora!
Chi ha avuto modo di conoscerla, come me, non potrà che provare un indescrivibile stupore nell'osservare o comunque nell'apprendere, di come il tessuto della città abbia (miracolosamente) retto e le abitazioni cadute o danneggiate sfuggano completamente alla percezione visiva.


Sembra che i danni maggiori della capitale si siano verificati nella zona nord, verso i giardini di Balaju: ma ancora là non ci sono stato.
Bene anche Patan. Nella parte sud della valle. Dove tra l'altro ha indubbiamente subito meno devastazione anche la parte storica.
Nell'altra antica capitale, Bhaktapur, il gioiello medievale più antico, pare invece che abbiano retto meglio le pagode delle case. E probabilmente lì si è avuto il maggior numero di vittime della zona. E verso Bhaktapur dovrei proprio oggi indirizzare la mia bicicletta...
Riguardo al numero di vittime ovunque ho avuto conferme, come ho da sempre immaginato, che non potrà mai essere quantificato. Impossibile veramente anche per approssimazione stabilirlo. Anche perché nessuno potrebbe mai affermare con un minimo di esattezza l'attuale numero di abitanti di Kathmandu e della sua valle. Ho anche sentito dire che (nel giorno del terremoto)  poteva avvicinarsi ai dieci milioni!
In ogni caso, ha veramente del miracoloso il fatto di come non abbiano ceduto all'intensità registrata dei "7.8" della prima scossa e di tutte le altre di assestamento, tutta l'infinità di strutture e palazzi all'apparenza fragili e provvisori. Loro dicono perche si sono fatti forza gli uni con gli altri. Gli edifici. Ma in tutta onestà, non sono in grado di dare una comprensione. Sono invece in grado di affermare che se il Nepal fosse stato realmente in ginocchio per il terremoto, come ci narravano anche i primi corrispondenti, anche i morti sarebbero stati sicuramente ben oltre gli attuali 9/10 mila dichiarati, ma decine di migliaia. C'è chi dice addirittura centinaia di migliaia. E mi trova concorde.

Dei villaggi di alcune aree rurali particolarmente colpite, tornerò a parlare sicuramente nei prossimi giorni. Quando con un team di medici volontari nepalesi dovrei anche partecipare ad un Camp di assistenza/soccorso "normale".
Adesso vorrei concludere queste prime note con alcune riflessioni. Prima di tutto, ripetere ancora, e con la stessa energia del suo popolo, che il Nepal non è in ginocchio! Anche se, immediatamente aggiungo, potrebbe anche andarci... Ma non per il terremoto, ma per il clima che ancora non sembra migliorare da un mese a questa parte, con le popolazioni Madheshi e con le conseguenze di un blocco assoluto ai confini con l'India, di ogni tipo di rifornimento e scorta. Compresi carburanti e gas. L'India ha i suoi interessi ad appoggiare l'etnia induista e la Cina a nord sembra "approfittarne" per sostituire la stessa India da un punto di rifornimenti e assistenza allo sviluppo del Nepal. Questa al momento è una situazione alquanto ingarbugliata e dagli scenari imprevedibili e che nelle prossime settimane auspico proprio di riuscire a vedersi evolvere per il meglio.
In ogni caso, come la vecchia saggezza popolare anche di queste parti insegna, "non tutti i mali vengono per nuocere"! Il blocco dei carburanti ha infatti causato un calo impressionante del traffico dei mezzi a motore ed uno straordinario nuovo incremento di biciclette! E questo non sarebbe certo un male per la vivibilità ed il futuro delle città: in Nepal come in Italia e in ogni parte del mondo...

Marco Banchelli

(1-continua)

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