Forse è un buon momento per tornare su un argomento: la Laurea in Scienze e Tecnica dello Sport di Elisa Galli. Una grande "tappa" personale per Elisa e forse anche una "piccola" (ma significativa) per il SOFTBALL: protagonista per un giorno nell'Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Careggi a Firenze.
Allora, Elisa, gran bella (e stra-meritata!) soddisfazione: laureata con il massimo dei voti e lode, ma al di là del tuo percorso accademico, come sei arrivata a realizzare una tesi tanto particolare quanto interessante sul "nostro" softball?
Allora, Elisa, gran bella (e stra-meritata!) soddisfazione: laureata con il massimo dei voti e lode, ma al di là del tuo percorso accademico, come sei arrivata a realizzare una tesi tanto particolare quanto interessante sul "nostro" softball?
Semplice... mi sembra di aver sempre cercato argomenti che, nel loro studio e sperimentazione,
mi aiutassero soprattutto a risolvere qualche problema di allenamento.
I problemi che ti sono più a cuore sono quelli che ti prendono in prima
persona, sia perché tendi come atleta (e ancora così mi sento) a capire
l'errore e migliorarti, sia perché cerchi, come
educatore/preparatore/allenatore, di dare il meglio ai tuoi ragazzi, in modo
che abbiano gli strumenti per raggiungere il proprio potenziale e ricavarne
soddisfazioni.
I miei studi si sono quindi diretti
verso il softball, che è la mia più grande passione, o verso elementi che avrei
potuto sfruttare anche nel softball.
Si, certo, ma anch'io ero presente nell'aula, e penso ci sia molto di più...
Verissimo! L'intento del mio lavoro era, ed è, soprattutto quello di portare maggiore scientificità e metodologia in un ambiente in cui,
per forza di cose, gran parte di allenatori e addetti ai lavori vari, sono volontari che per qualche loro motivo personale si
dedicano a questo sport. Niente da dire sulla passione che muove queste
persone, ma un così forte interesse dovrebbe spingere anche ad una maggiore ricerca di
conoscenze e competenze tali da svolgere in modo migliore il proprio
ruolo.
Comunque anche per fare più chiarezza tra una gestione da considerarsi tipo "amatoriale" che magari vuole "solo" divertirsi la domenica e si annoia ad
allenarsi, ma quasi del tutto ostile alla costruzione ed evoluzione dell'Atleta. Ed un'altra, più di tipo "sportiva", dove chi la pratica non si
diverte se non è in grado di dare il suo massimo negli eventi agonistici e se soprattutto se non "suda" agli allenamenti...
... direi proprio che siamo molto vicini come pensiero, cara Elisa! Ma adesso passerei direttamente allo straordinario aspetto "concreto" dell'argomento del tuo studio...
Bene. Che poi sarebbe proprio ciò che vorrei: sostenere e sviluppare con risultati pratici in futuro ciò che comunque (anche grazie alla "tua" Claudia...) ho studiato e sperimentato con questa mia tesi!
Dunque, direi proprio che sono stata ispirata nella scelta dell'argomento, dall'osservazione della fluidità di movimento di alcuni giocatori che
riescono a eseguire il gesto tecnico in modo funzionale al risultato anche da
posizioni estreme, fuori equilibrio con straordinaria naturalezza.
Alcuni
esempi possono essere: un tiro dopo una palla presa in tuffo o in posizione
scomoda, un doppio gioco con il seconda base che esegue il tiro in volo, una
presa al volo in tuffo, in scivolata, sulla rete, la capacità di scivolare da
qualsiasi angolazione e posizione, ma anche il trovare stabilità sulla pedana
quando il terreno non è ottimale.
Da qui, sono andata a ricercare
alcuni fattori che potevano essere fondamentali per poter sviluppare questa
abilità, tipo la provenienza. E non intendo solo per doti
genetiche ma per il tipo di allenamento che seguono in alcuni paesi. Sembrerà
strano ma le azioni così naturali che vediamo eseguire soprattutto da giocatori
dell' America latina in realtà sono quelle più costruite. E poi la tecnica, e tecnica, tecnica, e tanto gioco! Chi conosce il gioco talmente a fondo, può permettersi di trovare soluzioni
originali per arrivare allo stesso scopo.
È quello che viene definito in termini
più scientifici, "avere una mappa motoria elastica"
e cioè riuscire ad adattare il gesto alla situazione imprevedibile di gioco ed
essere ugualmente efficaci.
La base per ottenere questo secondo fattore è il
ricevere più stimoli possibile, provare tutte le situazioni di gioco e le
soluzioni di movimento.
Il suo contrario, una mappa motoria
rigida, consente di eseguire il gesto solo in condizioni ambientali costanti e
sempre uguali, come per esempio nella ginnastica artistica, dove l'unico
fattore di disturbo è ridotto a fattori interni del soggetto. Questo non è
possibile un uno sport di squadra all'aria aperta.
Oltre alla tecnica e al suo
apprendimento motorio, l'altro fattore fondamentale è la preparazione fisica.
Non è sufficiente nel giocatore di alto livello avere una buona preparazione
fisica, se questa non è specifica per la prestazione (però si deve già
possedere un buon livello atletico, sviluppato in età evolutiva).
Nella tesi ho voluto prendere in
considerazione proprio un aspetto della preparazione fisica ed allenarlo in modo
specifico per migliorare la performance.
Ho scelto il "Core" (come vengono definiti tutti
quei muscoli compresi tra spalle e pelvi che agiscono per il trasferimento di forze tra
il tratto assile e quelli appendicolari) perché è l'elemento di congiunzione
tra parte superiore e inferiore del corpo che, molto spesso ed erroneamente
vengono allenate in maniera separata.
Inoltre, per l'aumentata sedentarietà
nello stile di vita e la scarsa attenzione in allenamento, diventa una zona
sempre più debole tale non svolgere il suo ruolo primario di stabilizzazione
spinale, diventando responsabile dell'aumento di traumi alla colonna
vertebrale.
Essendo elemento di congiunzione, una
sua attivazione dà armonia e fluidità al gesto, consente il trasferimento
dell'energia prodotta dall'arto inferiore a quello superiore, permettendo di
esprimere potenza nel tiro/lancio/battuta.
Consente inoltre il giusto allineamento dei
segmenti corporei in modo che non ci sia dispersione di energia con movimenti
accessori, che il gesto sia economico e non ci sia affaticamento tale da
compromettere il risultato.
E consente ancora il miglior equilibrio nelle varie
condizioni di gara e la costanza nell'esecuzione: grazie anche al
fatto che con una buona tonicità muscolare è possibile esprimere potenza in modo
quasi automatico, senza che l'impulso debba essere inviato in modo volontario.
Così l' attenzione può essere maggiormente rivolta alla precisione e
all'efficacia del gesto.
Io ho voluto approfondire questo
aspetto del Core training, appunto, che può dare notevoli vantaggi all'allenamento,
anche se la prestazione sportiva è il risultato dell'integrazione di più
fattori che non possiamo trattare indipendentemente.
Da
qualche parte però, bisogna iniziare!
Grande Elisa!
Certo che sarebbe una gran bella cosa se qualcuno volesse approfondire le pagine di questa tua tesi, le immagini che le corredano, le esperienze. Mi sembra così "scarna" la documentazione che riguarda il SOFTBALL in Italia!
E chissà, forse l'inizio di Elisa potrebbe anche essere un contributo per iniziare o proseguire in un modo diverso, anche per altri...
Altre notizie dal
Nessun commento:
Posta un commento