Anche ieri sera, verso il tramonto, ho preso la
mia “Ballero Bike” (un autentico semi-cancello
stracolmo di GRANDI valori) per uno dei miei percorsi del mare, quando mi
trovo a soggiornare in queste terre.
Ed anche ieri sera grandi ed intense sono state le
emozioni e le sensazioni che questi luoghi riescono ad evocare in me.
Fin da quando ero un bambino “che aveva bisogno di
respirare un po’ d’aria di scoglio”… Come il nostro medico di famiglia Otello
Scartabelli, suggerì ai miei. Era il 1959: da allora non c’è stato un solo anno
in cui per qualche ora o mese, non sia tornato.
Nella mia memoria profonda probabilmente sono
rimaste alcune visioni da certi punti d’accesso, tipo salendo dalla 206 subito dopo
Acquabona, il viale dei pini verso lo stadio di calcio di Solvay, vari incroci
dell’Aurelia da dove ho sempre “cercato”
altre visioni di mare…
Da quando mi è nata la passione per la bicicletta
e per i “viaggi”, oltre alle innumerevoli varianti che mi hanno portato a
raggiungere Rosignano da Sesto un po’ da tutte le angolazioni (via Mugello,
Siena/Grosseto, Pistoia/Bagni di Lucca, e perfino “via – acque” ) è come nata
anche una certa ed ovvia preferenza in me per
i giri locali, più o meno quotidiani, e sicuramente allenanti, più dei
muscoli e delle gambe, della mente e del cuore.
E questo è appunto quello che ho fatto ieri, sul
tramonto, intorno al “mitico” Poggio Pelato, verso Nibbiaia, da Rosignano Marittimo
e Castelnuovo Misericordia… Però: che nomi!
Ieri, tra le varie possibilità intorno a questa
zona prediletta, ho scelto la salita da Castiglioncello. Puntando Le Spianate
ed un luogo cult degli anni 70’. Proseguendo poi in fuori strada in salita ma
pedalabile in maniera più che buona,
fino in cima alla cresta che poi torna sull’asfalto al “passettino” tra
Nibbiaia e Castelnuovo. Da dove ho preso a destra fino al bivio per Solvay da
dove sono sceso verso casa…
Bene: ieri come poche altre volte ho avvertito
anche una sensazione che mi ha portato e proiettato assai più lontano di dove
fossi. Anche oltre le pur profonde sensazioni che mi arrivavano.
Proprio dal punto dove ho scattato l’immagine
ricordo alla Ballero Bike (che inserisco subito!), e poi fino alla discesa ed a
casa, mi è infatti sembrato di essere nel
mio amato Nepal, in un’altra di quelle zone che hanno trovato posto nel
mio (per fortuna grande) cuore: la collina di Sarangkot. Proprio sopra Pokhara
ed il suo lago Pewa. Circa km. 200 ad ovest di Kathmandu. Certo che il “lago”
laggiù era leggermente (!) poco più grande… e a sinistra della cresta “mancavano”
gli Annapurna ed il “mio” Machhapuchhre…
Ma chissà: forse in qualche modo, c’era lo stesso. Comunque…
Grandiosa esperienza! Grande “fortuna”, immensa:
poter provare simili sensazioni.
Ve le auguro, ciclisti e non, amici e non, che
siate da queste parti o in Nepal o magari e certo in altri “vostri” luoghi. A
voi che per un motivo o per un altro in questo agosto 2013, siete arrivati fino
a questo punto a leggere queste mie note…
NAMASTE’!
Marco
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(cliccare sulle righe qui sopra)
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